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Fine vita: i vescovi toscani chiedono ascolto e dialogo Lojudice: «Non condanniamo nessuno, ma vogliamo esprimere il nostro pensiero»

20 Marzo 2025

Un macchinario dell’ospedale (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Il dibattito sul fine vita si accende in Toscana, dove i vescovi hanno chiesto di poter esprimere la loro posizione in merito alla nuova legge regionale. «Un momento importante per aiutare chiunque volesse a riflettere sul pensiero e sulla fede della Chiesa per quanto riguarda la vita», ha dichiarato il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana, in apertura del convegno «Suicidio assistito: aspetti medici, etici e giuridici».

Secondo Lojudice, il dibattito deve essere condotto senza pregiudizi: «Non condanniamo nessuno, ma vogliamo poter dire quello che per noi è giusto e quello che non lo è». Sulla stessa linea anche monsignor Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze, che ha evidenziato la necessità di «riflettere sui valori in gioco per realizzare un dialogo difficile, ma fondamentale».

A intervenire nel convegno anche Marco Rossi, medico e direttore dell’ufficio pastorale della salute della diocesi di Arezzo, che ha sottolineato come «la missione del medico è combattere le malattie, tutelare la vita e alleviare le sofferenze. Il suicidio assistito è un processo estraneo a questo impegno». Secondo Rossi, la vera soluzione risiede nelle cure palliative: «Non significano solo curare, ma compatire, alleviare sotto tutti i punti di vista».

Padre Maurizio Faggioni, ordinario di bioetica presso la Pontificia Università Alfonsiana, ha ribadito il valore della vita: «La malattia e la morte esprimono la fragilità dell’uomo, ma la risposta alla fragilità è curare». Per Faggioni, il diritto a morire «non è un diritto» e la società deve rispondere al dolore con «cura, vicinanza, solidarietà e misericordia».

Infine, Leonardo Bianchi, docente di diritto costituzionale all’Università di Firenze, ha ricordato che «il suicidio rimane un disvalore penalmente sanzionato, salvo che non ricorrano le quattro condizioni sancite dalla Corte costituzionale». Secondo Bianchi, è il legislatore nazionale a dover intervenire sul tema, e non le singole Regioni.

Il convegno ha rappresentato per i vescovi toscani un’occasione per ribadire la centralità del dibattito sulla vita, in un contesto che richiede ascolto reciproco e ricerca di soluzioni che rispettino la dignità di ogni persona.

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News #cura, #finevita, bioetica, chiesa, dialogo

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